Salta al contenuto principale

Apocalittici e integrati: l'AI ci salverà dalla crisi climatica?

Umberto Eco

L'entusiasmo generale dell'ascesa dell'AI è alimentato, almeno in parte, anche dalla speranza che le nuove tecnologie possano aiutarci a gestire il cambiamento climatico (si guardi, per esempio, Climate Change AI). In un altro articolo abbiamo già esplorato alcune possibili applicazioni ecologiche dell'AI. Si tratta di una speranza perfettamente comprensibile, dal momento che l'AI rappresenta la punta di diamante della nostra epoca tecnologica e che la crisi ambientale è, invece, una delle sfide più grandi (e urgenti) che l'umanità abbia mai dovuto affrontare. Tuttavia, non mancano articoli (come questo) che al contrario mettono in discussione l'utilità della tecnologia moderna nella lotta al cambiamento climatico, sollevando l'eterno dibattito tra apocalittici e integrati. 

Ma quanto è realistico aspettarsi che l'AI possa effettivamente fornire soluzioni efficaci? Esaminiamo le posizioni divergenti:

Integrati: intelligenza artificiale come speranza contro il cambiamento climatico

Il World Economic Forum afferma in un report che l'AI può contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, in quanto “la tecnologia viene già utilizzata per prevedere le catastrofi naturali in Giappone, monitorare la deforestazione in Amazzonia e progettare città intelligenti ed ecologiche in Cina”. In un altro articolo, più recente, l'organizzazione estende l'elenco delle potenziali applicazioni dell'AI, che può rivelarsi utile per:

-mappare e monitorare lo scioglimento degli iceberg
-aiutare alcune comunità vulnerabili in Africa
-ottimizzare il riciclo dei rifiuti
-ripulire gli oceani dall'inquinamento da plastica; 
-facilitare la decarbonizzazione industriale e la riforestazione in Brasile

Secondo un report di Google e Boston Consulting Group, l'AI può inoltre essere utilizzata per mitigare tra il 5 e il 10% delle emissioni globali di gas serra.

Bloomberg sottolinea che l'AI migliora i processi agricoli e riduce l'impatto ambientale della produzione alimentare. I dati raccolti da telecamere e droni sono infatti utili per determinare le quantità ottimali di fertilizzanti e pesticidi. Inoltre, gli agricoltori ricevono avvisi in tempo reale sulle condizioni meteorologiche e altri fattori che influenzano l'agricoltura, permettendo gli interventi necessari per prevenire i danni e aumentare la resa dei raccolti.

In città, l'AI è invece utile per ridurre al minimo gli sprechi e il consumo di energia, regolare il flusso del traffico (e quindi inquinare di meno) e distribuire energia e acqua in modo intelligente. Infine, le nuove tecnologie hanno anche permesso importanti passi avanti nella ricerca di un'energia pulita e potenzialmente illimitata: un team dell'Università di Princeton ha sviluppato un modello di intelligenza artificiale per prevedere e prevenire le instabilità del plasma durante le reazioni di fusione nucleare.

Apocalittici: l'impatto ambientale dell'AI

Chi sostiene posizioni "apocalittiche", al contrario, pensa che l'AI consumi più risorse di quante ne riesca a risparmiare. In effetti, le infrastrutture dell'AI sembrano essere piuttosto energivore: "addestrare" un modello linguistico richiede grandi quantità di energia e di acqua per alimentare e raffreddare i data center. Un report di Climate Action Against Disinformation dichiara che "la gente proverà indignazione quando verremo a conoscenza della grande quantità di energia consumata dall'AI e di come questa alimenti la disinformazione sul cambiamento climatico".

Un altro articolo apparso su Bloomberg riporta che alcune vecchie centrali a carbone, che altrimenti sarebbero state dismesse, avrebbero visto estendere la propria vita operativa al fine di soddisfare le esigenze energetiche dell'intelligenza artificiale.

L'Enviromental Change Institute sostiene invece che l'AI sia un'arma a doppio taglio: "La gestione e l'automazione energetica domestica potrebbero persino ridurre del 40% il consumo di CO₂ delle famiglie. Tuttavia, una casa riscaldata in modo più efficiente e confortevole può far sì che le persone rimangano a casa più spesso con il riscaldamento acceso". Lo stesso ragionamento vale per le app, come Uber, che utilizzano l'AI per ottimizzare tratte e percorsi: se è vero che dimezzano l'uso di auto private, è altrettanto vero che riducono l'uso di forme di trasporto più sostenibili come i mezzi pubblici. A questo si aggiunge il divario sociale creato dalle nuove tecnologie, i cui benefici sarebbero ancora inaccessibili alle fasce più basse della popolazione.

La principale preoccupazione degli "apocalittici", dunque, è riconducibile all'eccessiva comodità dell'AI, il cui utilizzo sarebbe così immediato e semplice da eclissare le alternative più ecosostenibili: l'estrema conseguenza di una dinamica che intellettuali come Marshall McLuhan avrebbero chiamato "surriscaldamento mediale".

Tra entusiasmo e catastrofismo

L'obiettivo di questo articolo è stimolare un'importante riflessione: l'AI è una tecnologia incredibile, dalle potenzialità sterminate e capace di estendere le facoltà umane all'inverosimile. Abbiamo cercato di dimostrarlo passando in rassegna le numerose applicazioni possibili dell'AI e del Machine Learning (di cui abbiamo soltanto sfiorato la punta dell'iceberg). Ma non è certo una soluzione miracolosa o una bacchetta magica da agitare allegramente per risolvere all'istante i problemi della contemporaneità. L'AI non è magia, come spesso ci viene propinato nelle rappresentazioni dei media: l'AI è scienza e tecnica e in quanto tale richiede conoscenza e consapevolezza. E l'AI non è nemmeno un robot futuristico avvolto da codici binari: è piuttosto un'estensione delle capacità umane e pertanto è necessario utilizzarla come si usa ogni altro strumento ideato dall'umanità, cioè con curiosità e competenza, senza accettare acriticamente quell'eccesso di comodità che alla lunga rende passivi e dipendenti. 

Fonti:
-Forbes
-World Economic Forum
-Bloomberg
-Enviromental Change Institute