AI e ambiente: il parere di un'esperta
Sapevi che generare una singola immagine con l'AI richiede la stessa quantità energia necessaria per ricaricare completamente il tuo smartphone? E si potrebbe dire che tale dato è solo la punta dell'iceberg, se solo quest'ultimo non si fosse sciolto.
Dopo aver illustrato le applicazioni dell'AI nella finanza sostenibile e introdotto l'annoso dibattito tra apocalittici e integrati rispetto all'impatto ambientale della nuova tecnologia, è il momento di approfondire il parere di un'esperta del settore: Sasha Luccioni. L'AI, è vero, può essere una risorsa preziosa nella lotta al cambiamento climatico, ma c'è il rischio che possa consumare più risorse di quante ne riesca a risparmiare.
L'AI energivora: un problema sottovalutato
Sasha Luccioni, ricercatrice canadese di origine russa riconosciuta da Time come una delle 100 persone più influenti nel mondo dell'AI nel 2024 – attualmente AI & Climate Lead per Hugging Face – ha espresso la propria opinione con parole poco fraintendibili: l'AI generativa sta "accelerando la crisi climatica".
I numeri parlano chiaro
A supporto di questa tesi, l'esperta ha condiviso alcuni dati, altrettanto chiari:
- L'AI generativa usa 30 volte più energia di un motore di ricerca tradizionale.
- Nel 2022, AI e criptovalute hanno consumato il 2% della produzione elettrica globale (460 terawattora).
- Le emissioni di gas serra di giganti tech come Google e Microsoft sono schizzate alle stelle nel 2023 a causa dell'AI: +48% per Google (rispetto al 2019) e +29% per Microsoft (rispetto al 2020).
Perché l'AI consuma così tanto?
L'AI generativa – spiega Luccioni – non si limita a cercare informazioni esistenti. Crea contenuti nuovi, un processo che richiede enormi capacità di calcolo: "invece di estrarre semplicemente informazioni, come farebbe un motore di ricerca per trovare la capitale di un paese, per esempio, i programmi di AI generano nuove informazioni, rendendo il tutto molto più energivoro."
L'impegno di Luccioni
Luccioni non si limita a lanciare l'allarme. Dal 2020 lavora attivamente per quantificare l'impatto ambientale dell'AI. Ha co-creato CodeCarbon, uno strumento per misurare l'impronta di carbonio del codice, e sta sviluppando un sistema di certificazione per gli algoritmi, simile alle etichette energetiche degli elettrodomestici.
Secondo la ricercatrice, affinché la situazione inizi a migliorare è necessaria una vera trasparenza da parte dei colossi tech come Google e OpenAI: queste aziende tendono a non condividere informazioni rilevanti sui loro modelli di AI. Senza questi dati, i governi non possono legiferare per una migliore regolamentazione e consapevolezza generale.
L'AI non è il nemico. È uno strumento potente che, se usato con criterio, può portare enormi benefici. Luccioni per questo propone un approccio di sobrietà energetica: scegliere gli strumenti giusti e usarli con giudizio.
Fonte:
Techxplore