Lavoro e competenze nell'era dell'AI
L'impatto dell'AI sul mondo lavoro è decisamente un tema centrale nel dibattito contemporaneo. Ma, nonostante l'incredibile quantità di articoli, studi, sondaggi e ricerche, ogni previsione sull'argomento rischia di essere incerta, debole o poco precisa, vista la velocità supersonica con cui si evolvono le tecnologie più moderne.
Questo articolo è un modesto tentativo di fare chiarezza sul tema attraverso una rapida rassegna dei nuovi ruoli creati dall'AI e delle competenze richieste in questo campo, sulla base delle opinioni di tre esperti: Robert Ghrist, Associate Dean for Undergraduate Education presso l'University of Pennsylvania; Tony Lee, CTO di Hyperscience; e Nick Magnuson, Head of AI di Qlik.
I nuovi lavori dell'AI
Alcuni nuovi lavori dell'era dell'AI, in realtà, sono già stati definiti, consolidati e ben integrati nel panorama lavorativo attuale. Il primo tra questi è l'AI Specialist, cioè una persona che ha conoscenza approfondita dell'AI, della sua storia e del suo funzionamento, dal Deep Learning alle reti neurali fino ai LLM (Large Language Models). Secondo Robert Ghrist, sta poi emergendo una seconda e più interessante categoria di lavori relativi all'AI, che il matematico chiama "AI più X", dove X è una variabile che può essere "la legge, la medicina o l'istruzione". Si tratta di lavori difficili da ricoprire, poiché richiedono, oltre alla conoscenza dell'AI, una solida competenza settoriale di base. Tra i nuovi ruoli vi è inoltre il Prompt Engineer, molto richiesto, il cui lavoro è incentrato sulla formulazione del "prompt", cioè l'input da dare in pasto all'AI per sfruttarne al meglio il potenziale. Il rischio è che si tratti, tuttavia, di un'opportunità soltanto momentanea, perché è probabile che a breve l'AI non avrà più bisogno di prompt articolati per funzionare al meglio.
Guardando invece ai lavori del futuro dell'AI, i nuovi ruoli saranno verosimilmente legati alla supervisione della tecnologia intelligente. Nick Magnuson parla nello specifico di "addestratori, revisori ed etici dell'AI." Gli addestratori di AI si occuperanno dell'addestramento e della preparazione dei modelli, mentre "i revisori e gli etici dell'AI assicurano che i dati di un'organizzazione non solo siano accurati e affidabili, ma rafforzano anche l'integrità dell'AI e la espandono in tutta l'azienda”.
Competenze vecchie
Allo stesso tempo, tuttavia, l'AI renderà obsolete molte mansioni grazie alla sua capacità di automazione. In questo momento, l'AI ha già eclissato gli umani in una serie di attività basilari dell'IT, come la programmazione di basso livello e l'implementazione di SDK.
Questo però non è un dato allarmante: secondo questi esperti, l'AI prenderà di mira principalmente le mansioni noiose e ripetitive, e la richiesta di talenti di alto livello non fa che crescere, come ha sempre fatto nella storia dell'informatica.
Ghrist sostiene inoltre che anche quando l'AI sarà in grado di svolgere anche i lavori più difficili, le competenze tecniche fondamentali rimarranno esattamente tali: "La programmazione sarà sempre importante, non perché si dovrà programmare, ma perché si dovrà gestire un team di programmatori artificiali e, ogni buon manager deve essere abbastanza competente per guidare il proprio team”.
Inoltre, in un contesto in cui le competenze tecniche sono sempre più inglobate dall'AI, le soft-skill più specificatamente assumono più valore: intuizione, empatia, comunicazione creatività, ambizione e soprattutto conoscenze interdisciplinari, collaborazione e adattabilità.
L'importanza dell'interdisciplinarità è sottolineata dal già citato Magnuson, il quale afferma che "Trovare un bravo responsabile dell'AI , che abbia sia abilità tecniche che esperienza creativa, è fondamentale"
All'interdisciplinarità Lee aggiunge il lavoro di squadra, come nel caso di "un ingegnere che siede con un designer e un product manager per risolvere un problema di usabilità. Questa è una sfida per l'AI di oggi, perché il problema umano dell'usabilità è ancora meglio compreso e risolto da altri esseri umani"
Infine, Ghrist punta sull'adattabilità: “L'AI sarà in grado di aumentare tutte le competenze hard e soft nel settore tecnologico, senza eccezioni. La chiave è la coevoluzione: Lavoriamo insieme e ci adattiamo. In quanto tale, l'abilità più preziosa è l'adattabilità”